
lunedì 31 maggio 2010
Bomboniere Claraluna

sabato 15 maggio 2010

Storia
Il Sig. Giovanni Simonetti, diplomato all’Istituto d’Arte, dopo una ricca esperienza maturata nel mondo della ceramica prima come insegnante e più tardi come modellista, ha avuto il merito storico di riattivare una vecchia bottega dando vita nel 1967 alla società “Studio Ceramico Castellano”. Fin dall’inizio l’azienda puntò a realizzare maioliche artistiche tradizionali di qualità, quasi una sfida in un momento di crisi nel mercato della ceramica castellana, dovuto al crollo di commesse di un prodotto seriale. Nella rinata bottega si partiva dalla fase di progettazione fino all’esecuzione di manufatti realizzati con i sistemi tradizionali del tornio, del calco e del colaggio, e successivamente cotti, smaltati, decorati e ricotti nel forno a legna del tipo “a respiro”, operazioni condotte direttamente dal Sig. Giovanni. Con gli anni l’azienda s’ingrandì fino a raggiungere un numero di 25 unità lavorative e si passò all’uso di strumenti moderni: tornio e impastatrice elettrici, forni a gas. Nel 1976 Giovanni Simonetti diede vita alla ditta “Simonetti Giovanni” che si trasferì nel 1980 con 12 unità lavorative al Villaggio Artigiano, sede attuale.
Nel 1992 la ditta di trasforma in “Simonetti Giovanni & C. S.n.c.”, includendo nella società la Sig.ra Silvana Cacciatore, già storica dipendente delle precedenti imprese, attualmente responsabile del settore decorazione e dell’Assicurazione Qualità, e il Sig. Simone Simonetti, figlio di Giovanni, con la responsabilità del settore commerciale.
Oggi la Simonetti S.n.c. occupa 13 dipendenti, ha sede nel Villaggio Artigiano e copre un’area di mq. 1550. È in grado di offrire un’ampia gamma di articoli, distribuiti attraverso rivenditori qualificati in Italia e all’Estero. La produzione artistica, esclusivamente decorata a mano, reinterpreta con armonia i modelli del passato e si distingue per la ricercatezza di forme, smalti e decori. Inoltre il laboratorio Simonetti progetta e realizza articoli personalizzati adatti a soddisfare esigenze particolari di privati, aziende, enti pubblici, ecc.
Dal 1999 opera con Sistema Qualità certificato ISO 9002 a garanzia della qualità dei prodotti e della serietà dei servizi offerti ai Clienti.
Lavorazione
IL NOSTRO CICLO DI PRODUZIONE: Il ciclo produttivo della ceramica artistica decorata a mano consiste in:• Progettazione del manufatto;• Esecuzione al tornio se è di forma semplice o circolare;• Creazione di modelli, stampi e madreforme se il manufatto deve essere prodotto a colo, a calco o a pressa, a seconda delle esigenze tecniche date dalle forme.
Il ciclo di produzione di un articolo decorato a mano
Il ciclo di produzione di un prodotto realizzato al tornio
Tutto il necessario, dai modelli in gesso o altro materiale, dagli stampi alle madreforme sempre in gesso o altro materiale, viene creato e realizzato all'interno del laboratorio.La prima fase di cottura avviene nel seguente modo: quando il forno è a circa 100 gradi, vengono introdotti gli oggetti disposti su un carrello a più piani; gradatamente dopo circa 14 ore, il forno arriva a 1000 gradi, temperatura che rimane tale per circa 1 ora fino a scendere a 150 gradi nell'arco di 8 ore.Il “biscotto” viene sfornato, smaltato, decorato e ricotto per la seconda volta.Questa seconda cottura avviene ad una temperatura massimale più bassa, circa 950 gradi, ma con tempi più lunghi in quanto la seconda cottura comporta maggiori rischi di spaccatura. E' in questa fase che avviene la trasformazione “miracolosa”: colori e smalti fondono e si fissano dando vita alla lucentezza propria della maiolica.
LE MAIOLICHE DI SIMONETTI SONO IN VENDITA PRESSO: RAGOSTA KARATI
lunedì 3 maggio 2010
storia della bomboniera

BOMBONIERE, STORIE DI DOLCEZZE
Un piccolo oggetto che aiuta a ricordare: è questo il significato della bomboniera?Certamente, ma il classico portabonbon è anche fedele espressione delle evoluzioni della storia del costume e dell'arte. Ripercorrerne la storia significa rivivere negli aspetti più significativi i riti della cerimonia nuziale attraverso i secoli. Non è esistita sempre la bomboniera. Pare che le origini francesi di questa parola "bombonnière" risalgano al XVIII secolo, quando si diffuse l'usanza di farne dono come piccolo, prezioso contenitore di dolci: i bonbon, appunto. Eppure l'uso della scatoletta ( o coppa in miniatura ), ricolma di raffinategolosità, appartiene anche ai secoli precedenti. La sua funzione era augurale, talvolta assumeva valenze simboliche di portafortuna, in altri casi era dichiaratamente connessa all'evento nuziale.In Italia, ad esempio già nel XV secolo, in occasione del fidanzamento, i futuri sposi e le loro famiglie, si scambiavano preziosi cofanetti portaconfetti. Inoltre, il fidanzato usava donare una 'coppa amatoria' alla donna. Si trattava in genere di un piatto in ceramica che raccoglieva nella concavità centrale alcuni confetti nuziali tra i quali si poteva scorgere un volto femminile o l'effige di una coniglia gravida dipinti sulla superficie interna della coppa insiema al nome dell'amata.Talvolta il promesso sposo invitava la compagna a bere insieme a lui dalla coppa stessa in segno di affettuosa complicità per il fine propiziatorio del dono con cui si esprimeva il desiderio di assicurarsi fecondità e prosperità per il futuro matrimoniale. In Inghilterra invece, è noto quanto già nel XVI secolo fossero apprezzate le 'sweetmeat box' realizzate in materiali preziosi: argento dorato, talvolta oro con cristalli o pietre preziose. Per il capodanno del 1574, ad esempio, la Regina Elisabetta I ricevette in dono un certo numero di bomboniere come augurio per il nuovo anno. Inoltre, molte dame del seguito amavano degustare nella privacy delle loro stanze dolci confetti abitualmente conservati in scatolette gioiello.
Alla corte di Francia, sotto il Re Sole ed i suoi successori, si diffuse l'uso di donare bomboniere ricercatissime per lavorazione e pregio intrinseco. Prediletti materiali come la madreperla, l'avorio dipinto, gli smalti, l'oro. Anche Napoleone scelse all'inizio del XIX secolo di regalarle ai suoi favoriti come segno di riconoscenza.Di bomboniera, nell'accezione 'souvenir di nozze', si può cominciare a parlare alla fine del XVIII secolo, sopratutto nel nostro paese, dove le tradizioni nuziali hanno lontane e salde origini. Non è chiaro se allora la bomboniera venisse donata dagli sposi o agli sposi. Comunque sia, begli esemplari di realizzazione settecentesca sono oggi conservati al Museo Internazzionale della Ceramica di Faenza, al Museo delle Porcellane di Doccia, al Museo Internazionale delle Ceramiche di Nove, fabbricati rispettivamente dai laboratori faentini, dalla Ginori, dalla manifattura Antonibon Nove.Con l'affermazione della porcellana in tutta Europa, la bomboniera fu prodotta prevalentemente in questo materiale che ben interpretava il gusto rococò tipico dell'epoca. Con la fine del secolo si affermò anche nella bomboniera la tendenza stilistica di impronta neoclassica ispirata al vasellame antico e alle urne rinvenute durante gli importanti scavi archeologici effettuati a quel tempo.L'ecclettismo dominò per tutto l'Ottocento improntando la produzione al gusto storicistico. Rare le interpretazioni originali come, ad esempio, quelle firmate dal celebre orafo Carl Fabergè per la famiglia dello zar: bomboniere a forma di uovo, naturalmente in oro, smalti e gemme.
Con l'inizio del nostro secolo si manifestarono tendenze espressive destinate a concretizzarsi in proposte profondamente innovative: le scatole in maiolica con iridescenze madreperlacee della manifattura ungherese Zsolnay oppure quelle prodotte in gres dalla manifattura fiorentina di indirizzo 'modernista' diretta dall'artista Galileo Chini.Negli anni Venti diedero pregevoli esemplari varie fabbriche di ceramica italiane : fra le altre, le fornaci liguri di Albisola che improntarono i loro prodotti in vivace policromia su fondo nero allo stile Dèco e al Futurismo, sopratutto per quanto riguarda la manifattura di Giuseppe Mazzotti. Nello stesso periodo Gio' Ponti disegnava bomboniere per la Richard Ginori. Più tardi, negli anni Trenta e Quaranta, vedevano la luce nelle vetrerie muranesi le prime originali creazioni nuziali portabonbon di Barovier e Toso, Venin e Seguso.In tutt'Europa fioriva intanto la produzione in argento che nell'Ottocento non aveva mai cessato di ottenere consensi, sia nella versione scatolina che in quella piattino, ciotola a valva di canchiglia, cestino, zuccheriera in miniatura, cuchiaio. La moda del metallo bianco, in Italia in particolare, continuava a prosperare anche grazie a preferenze illustri. Per esempio, a fine secolo re Umberto I di Savoia scelse per le nozze del figlio Vittorio Emanuele con la principessa Elena di Montenegro una piccola scatola d'argento con monogramma in smalto a fuoco. Nel Nostro secolo si moltiplicano i modelli. Si replica l'antico, ma si inventano anche nuove soluzioni formali. Tutti i materiali assurgono a nuova dignità. Hanno successo le bomboniere in peltro, in ottone, in onice, in alabastro, in cristallo, in cartone, in legno, in pelle, in tessuto, in pizzo. Dal secondo dopoguerra si afferma la tradizione della bomboniera anche in occasioni dei battesimi e delle comunioni e se ne incentiva la diffusione. Negli anni Settanta piacciono tanto il tradizionale 'stile Capodimonte' di fabbriche di porcellana napoletane o lombarde, che ripropone in versione attuale gli stilemi settecenteschi, come il rigore geometrico della produzione ceramica firmata Richard Ginori o dalle vetrarie toscane e muranesi.Oggi, secondo i canoni della cultura contemporanea, vince la libertà inventiva. Qualsiasi spunto antico o moderno si presta a riletture originali, dando luogo a proposte inconsuete, caratterizzate da una sbrigliata creatività.In una garbata e accattivante commistione stilistica che non conosce confini nè di tempo nè di luogo. In un linguaggio universale che parla soprattutto alla sensibilità del gusto.
Un piccolo oggetto che aiuta a ricordare: è questo il significato della bomboniera?Certamente, ma il classico portabonbon è anche fedele espressione delle evoluzioni della storia del costume e dell'arte. Ripercorrerne la storia significa rivivere negli aspetti più significativi i riti della cerimonia nuziale attraverso i secoli. Non è esistita sempre la bomboniera. Pare che le origini francesi di questa parola "bombonnière" risalgano al XVIII secolo, quando si diffuse l'usanza di farne dono come piccolo, prezioso contenitore di dolci: i bonbon, appunto. Eppure l'uso della scatoletta ( o coppa in miniatura ), ricolma di raffinategolosità, appartiene anche ai secoli precedenti. La sua funzione era augurale, talvolta assumeva valenze simboliche di portafortuna, in altri casi era dichiaratamente connessa all'evento nuziale.In Italia, ad esempio già nel XV secolo, in occasione del fidanzamento, i futuri sposi e le loro famiglie, si scambiavano preziosi cofanetti portaconfetti. Inoltre, il fidanzato usava donare una 'coppa amatoria' alla donna. Si trattava in genere di un piatto in ceramica che raccoglieva nella concavità centrale alcuni confetti nuziali tra i quali si poteva scorgere un volto femminile o l'effige di una coniglia gravida dipinti sulla superficie interna della coppa insiema al nome dell'amata.Talvolta il promesso sposo invitava la compagna a bere insieme a lui dalla coppa stessa in segno di affettuosa complicità per il fine propiziatorio del dono con cui si esprimeva il desiderio di assicurarsi fecondità e prosperità per il futuro matrimoniale. In Inghilterra invece, è noto quanto già nel XVI secolo fossero apprezzate le 'sweetmeat box' realizzate in materiali preziosi: argento dorato, talvolta oro con cristalli o pietre preziose. Per il capodanno del 1574, ad esempio, la Regina Elisabetta I ricevette in dono un certo numero di bomboniere come augurio per il nuovo anno. Inoltre, molte dame del seguito amavano degustare nella privacy delle loro stanze dolci confetti abitualmente conservati in scatolette gioiello.
Alla corte di Francia, sotto il Re Sole ed i suoi successori, si diffuse l'uso di donare bomboniere ricercatissime per lavorazione e pregio intrinseco. Prediletti materiali come la madreperla, l'avorio dipinto, gli smalti, l'oro. Anche Napoleone scelse all'inizio del XIX secolo di regalarle ai suoi favoriti come segno di riconoscenza.Di bomboniera, nell'accezione 'souvenir di nozze', si può cominciare a parlare alla fine del XVIII secolo, sopratutto nel nostro paese, dove le tradizioni nuziali hanno lontane e salde origini. Non è chiaro se allora la bomboniera venisse donata dagli sposi o agli sposi. Comunque sia, begli esemplari di realizzazione settecentesca sono oggi conservati al Museo Internazzionale della Ceramica di Faenza, al Museo delle Porcellane di Doccia, al Museo Internazionale delle Ceramiche di Nove, fabbricati rispettivamente dai laboratori faentini, dalla Ginori, dalla manifattura Antonibon Nove.Con l'affermazione della porcellana in tutta Europa, la bomboniera fu prodotta prevalentemente in questo materiale che ben interpretava il gusto rococò tipico dell'epoca. Con la fine del secolo si affermò anche nella bomboniera la tendenza stilistica di impronta neoclassica ispirata al vasellame antico e alle urne rinvenute durante gli importanti scavi archeologici effettuati a quel tempo.L'ecclettismo dominò per tutto l'Ottocento improntando la produzione al gusto storicistico. Rare le interpretazioni originali come, ad esempio, quelle firmate dal celebre orafo Carl Fabergè per la famiglia dello zar: bomboniere a forma di uovo, naturalmente in oro, smalti e gemme.
Con l'inizio del nostro secolo si manifestarono tendenze espressive destinate a concretizzarsi in proposte profondamente innovative: le scatole in maiolica con iridescenze madreperlacee della manifattura ungherese Zsolnay oppure quelle prodotte in gres dalla manifattura fiorentina di indirizzo 'modernista' diretta dall'artista Galileo Chini.Negli anni Venti diedero pregevoli esemplari varie fabbriche di ceramica italiane : fra le altre, le fornaci liguri di Albisola che improntarono i loro prodotti in vivace policromia su fondo nero allo stile Dèco e al Futurismo, sopratutto per quanto riguarda la manifattura di Giuseppe Mazzotti. Nello stesso periodo Gio' Ponti disegnava bomboniere per la Richard Ginori. Più tardi, negli anni Trenta e Quaranta, vedevano la luce nelle vetrerie muranesi le prime originali creazioni nuziali portabonbon di Barovier e Toso, Venin e Seguso.In tutt'Europa fioriva intanto la produzione in argento che nell'Ottocento non aveva mai cessato di ottenere consensi, sia nella versione scatolina che in quella piattino, ciotola a valva di canchiglia, cestino, zuccheriera in miniatura, cuchiaio. La moda del metallo bianco, in Italia in particolare, continuava a prosperare anche grazie a preferenze illustri. Per esempio, a fine secolo re Umberto I di Savoia scelse per le nozze del figlio Vittorio Emanuele con la principessa Elena di Montenegro una piccola scatola d'argento con monogramma in smalto a fuoco. Nel Nostro secolo si moltiplicano i modelli. Si replica l'antico, ma si inventano anche nuove soluzioni formali. Tutti i materiali assurgono a nuova dignità. Hanno successo le bomboniere in peltro, in ottone, in onice, in alabastro, in cristallo, in cartone, in legno, in pelle, in tessuto, in pizzo. Dal secondo dopoguerra si afferma la tradizione della bomboniera anche in occasioni dei battesimi e delle comunioni e se ne incentiva la diffusione. Negli anni Settanta piacciono tanto il tradizionale 'stile Capodimonte' di fabbriche di porcellana napoletane o lombarde, che ripropone in versione attuale gli stilemi settecenteschi, come il rigore geometrico della produzione ceramica firmata Richard Ginori o dalle vetrarie toscane e muranesi.Oggi, secondo i canoni della cultura contemporanea, vince la libertà inventiva. Qualsiasi spunto antico o moderno si presta a riletture originali, dando luogo a proposte inconsuete, caratterizzate da una sbrigliata creatività.In una garbata e accattivante commistione stilistica che non conosce confini nè di tempo nè di luogo. In un linguaggio universale che parla soprattutto alla sensibilità del gusto.
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